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RACCONTAMI UNA STORIA

RACCONTAMI UNA STORIA

I Leoni di Priverno nell’immaginario collettivo, tra passato e contemporaneità, tra realtà e immaginazione… in un incontro con le opere di Simona De Caro

 

La vera scoperta consiste non nello scoprire nuove terre, ma nel vedere con nuovi occhi”

Marcel Proust

Nell’ambito di Svicolando, la manifestazione culturale promossa dal Comune di Priverno, la Sala delle Cerimonie del Palazzo Comunale ospita temporaneamente due dei tre Leoni misteriosamente scomparsi quasi dieci anni fa dalla scalinata antistante la facciata della chiesa di Santa Maria Assunta e ora tornati finalmente “a casa”.

Ritrovati lo scorso anno a Londra e ospitati nel Museo Archeologico privernate, in questa occasione i Leoni abbandonano la loro monumentalità, scendono dal piedistallo e diventano il pretesto per avviare una riflessione sulla memoria collettiva, sulla città e il territorio, a partire da aneddoti, ricordi ed esercizi immaginativi. Una memoria viva e da far rivivere per fecondare il presente.

Da sempre presenti nell’iconografia sacra e in quella profana con significati ambivalenti, in questo contesto – attraverso un’installazione video e utilizzando i linguaggi della contemporaneità – i leoni sono i protagonisti di una narrazione aperta in cui Storia e storie di vita si intrecciano, privilegiando le seconde, per riscoprire un “senso di appartenenza” ai luoghi, legato ai ricordi e all’immaginazione. Uno spazio dell’immaginario in cui la città è spazio sociale, intimo e personale, terreno in cui far crescere i sogni di ogni età.

Consumati dal vissuto, levigati dal gioco, oggi i leoni portano i segni del tempo. Forme quasi irriconoscibili, pezzi di pietra che tornano a parlare nei ricordi emozionati di chi li racconta e di chi intorno ad essi immagina storie di futuro, lasciando scorgere una speranza per un patrimonio troppo spesso dimentico.

E’ nel racconto della piccola Gaia il segno di una rinascita. E’ l’invito a guardare il passato con gli occhi del presente per vedere l’invisibile e immaginare il non ancora attraverso la forza dell’immaginazione, capace di alimentare desideri collettivi, coprodurre un “noi” inclusivo, non identitario ma plurale, non per una rievocazione nostalgica di un passato mai realmente vissuto, ma per la riappropriazione creativa dello spazio pubblico, una piazza del sapere in cui ritrovarsi e riconoscersi, per “fare” e “riconoscere” la città come qualcosa di “proprio”, un “luogo da coltivare e di cui avere cura”.

L’esercizio immaginativo, la pratica estetica sono i dispositivi per sviluppare uno sguardo sensibile sulla realtà, capace di abbracciare la complessità del reale, di creare inedite relazioni, nessi impensati, un pensiero critico e migrante che oscilla tra il sé e gli altri.

Ed è l’arte contemporanea, l’arte del nostro tempo, che più di ogni altro linguaggio sa cogliere le contraddizioni e la fluidità del presente, mostrando – e spesso anticipando – la vita.

I linguaggi di oggi per rileggere e interpretare i valori del passato in relazione alle urgenze del presente.

Per questo abbiamo deciso di porre in dialogo i nostri leoni con le opere di Simona De Caro e dare vita ad una narrazione aperta, senza gerarchie, tra ieri e oggi.

Le opere della giovane artista salernitana – oscillando tra l’utilizzo di materiali primordiali, come la terracotta, e materiali totalmente artificiali come il vetroresina – creano con i loro colori sfacciati, che non conoscono vie di mezzo, un cortocircuito spaziale nella relazione con l’intorno che vanno ad animare.

Curve sinuose, linee fugaci, forme dinamiche – tra il figurativo e l’astratto, tra natura e artificio – sembrano prendere vita attraverso piani concavi e convessi, fuoriuscendo con energia dall’involucro che le contiene e contaminando lo spazio architettonico con il quale si relazionano.

Lo spazio dell’opera, come corpo collettivo e molteplice, diventa in questo fermento cromatico, un paesaggio della mente che, nell’esercizio creativo, non conosce confini diventando emblema di quell’eterna riflessione sull’uomo e sulla mutevole realtà circostante che abita.

Nell’incontro promiscuo tra passato e contemporaneità, tra realtà e immaginazione, l’arte agisce per una decostruzione di significati preconfezionati e concorre a creare “nuovo senso”.

Un nuovo sguardo, che attraverso il ricorso ad un ordine simbolico e sensibile, nell’equlibrio acrobatico tra tempi e modi differenti e nella riscoperta della bellezza della diversità, ci traghetta verso nuove scoperte, verso nuove terre.

 

Simona De Caro | Nata in provincia di Salerno nel 1983, vive e lavora a Roma. Consegue il Diploma in Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli e il Diploma di Specializzazione in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo (Scultura) presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. Nel 2008 consegue l’abilitazione all’insegnamento in Discipline Plastiche. Mostre principali e Concorsi: 2013 - Mostra collettiva “Open Studio”, Vytlacil Campus, New York; 2013 - Borsa di Studio Ruth Katzaman 2013, Vytlacil Campus, New York; 2012 - Borsa di Studio Franco Zeffirelli 2012, New York; 2012 - Festival del verde e del Paesaggio, Auditorium Parco della Musica, Roma; 2011 - “Giardininterrazza”, Auditorium Parco della Musica, Roma; 2011 - Expo Arte di Arezzo; 2010 - Mostra collettiva presso la Barchessa Rimbaldi di Bardolino, Verona (Concorso Antonio Canova); 2010 - I° Premio Concorso Scultura destinata per il Premio Nazionale delle Arti 2009/2010 – MIUR; 2008 - Expo Arte di Bari; 2007 - Neapolitan Box, Accademia di Belle Arti di Napoli; 2007 - Mostra collettiva di incisione “Open Lab”, Villa Signorini Ercolano; 2006 - “Accademia e Conservatorio verso un Politecnico delle Arti”, Accademia di Belle Arti, Napoli; 2006 - I° Premio Concorso Internazionale “Scultura da Vivere” Fondazione Peano, Cuneo; 2006 - “Retrospettiva 1995-2005” Fondazione Peano, Cuneo; 2006 - “Notte Europea della Ricerca”, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Frascati (Roma); 2005 - I° Premio Concorso di Scultura “Vincenzo Tropea”, Accademia di Belle Arti, Napoli.

 

Un progetto di SITI Laboratorio di immaginazione urbana e [umana]
per Svicolando2017 – Priverno